La notizia della sua morte, raccontata dalla giornalista Gabriella Lax deve interrogare
la comunità e soprattutto l’amministrazione comunale che, del sostegno agli ultimi
dovrebbe farne una missione civica. La storia di Silvù – un clochard trovato morto
nella struttura reggina ‘Il girasole’ – travolge gli animi di chi si pone una domanda.
Una semplice domanda. Si può morire da invisibili agli occhi di tanti? In un contesto
ammnistrativo in cui difficilmente vengono garantiti i servizi essenziali, quantomeno
il tema dei diritti, anche quello di morire con dignità, dovrebbe essere in cima
all’agenda dell’azione di governo della città.
Ma purtroppo, storie come quella di Silvù, ce ne sono tante. Come in questo caso,
l’impegno della Caritas, o di altre realtà sociali, che si preoccupano per la vita degli
indigenti e dei ‘senza fissa dimora’, sembrano non bastare.
L’accoglienza, e soprattutto un sistema di servizi sociali integrato ad un welfare
capace di intercettare le emergenze esistenziali dovrebbe essere l’avamposto di
un’amministrazione adeguata a fronteggiare le criticità di una frammentazione
sociale. Il Comune, con il mondo del Terzo settore e con le forze politiche, il cui
impegno è indispensabile superando ogni posizionamento di parte, dovrebbe
attivarsi con maggiore efficacia nel sostegno e il supporto ad ogni forma di
marginalità che spinge uomini e donne su un ciglio di una strada.
Come partito, senza strumentalizzazioni e con convinzione, siamo pronti a fare la
nostra parte, perché anche noi siamo assolutamente chiamati ad una responsabilità
civile e morale, affinché storie come quella del povero Silviù non si verifichino mai
più.